Mi ha molto colpito la notizia di 11 scalatori morti sull'Everest per sovraffollamento.

La ripeto per farla assimilare in tutta la sua assurdità: 11 morti per sovraffollamento a 8848 m.

Cercate le foto, guardate i video.

Da presunto viaggiatore ci sono luoghi remoti che per la loro incredibile inaccessibilità dovrebbero restare mistici e circondati di magia. La cima dell’Everest era sicuramente una di quelle mete.

Viaggiare adesso è semplice, facile, basta il portafogli adeguato alle esigenze del caso, un po’ di curiosità e, talvolta, una discreta dose di coraggio.

Ogni anno mi riunisco con i miei amici per cercare la giusta meta che sappia amalgamare queste tre peculiarità. Un anno fa per accedere al Taj Mahal abbiamo scavalcato, in un modo orgogliosamente partenopeo, una fila calcolata dalle guide in sette ore circa. Qualche anno prima in Cambogia avremmo voluto osservare, in armonia con l’universo, l’alba sorgere sui templi di Angkor Wat, ma ci siamo ritrovati con altre migliaia di persone che condividevano la nostra stessa opinione. Non c’era più mistero, non c’era più silenzio, semplicemente non c’era più equilibrio tra gli elementi che ci circondavano e l’esperienza assunse un altro significato.

Le notizie dall'Everest si sommano ad altre informazioni, in continuo aggiornamento, che ogni anno ci avvicinano con entusiasmo a mete estreme che diventano, di volta in volta, sempre più democraticamente alla portata di tutti. Queste novità incredibili ci raccontano purtroppo anche di realtà svilite, deturpate, rovinate e, talvolta, annichilite dalla massa. Tutto questo credo sia un processo inevitabile che dovrebbe però essere controllato e gestito con tutte le risorse possibili e la ricerca di tutte le soluzioni necessarie.

Machu Picchu, il mio sogno di viaggiatore fin da adolescente, ha imposto visite con orario fisso e un ticket giornaliero che si aggira sui 250 dollari. Sembra tutto inutile ma spero sopravviva almeno fino al mio arrivo. Sono un viaggiatore egoista.

Venezia sprofonda in maniera lenta ma inesorabile: ora sta provando con i tornelli per gestire il flusso, mentre a carnevale tentano da anni di salvaguardarsi con il numero chiuso.

Potrei approfondire e scrivere dei tanti ecosistemi, irripetibili in natura e quindi unici, che vengono devastati da orde di turisti che mortificano flora e fauna, modificandone anno dopo anno il loro sviluppo e, infine, mettendone a rischio la sopravvivenza.

Pensiamo al nostro mare. Pensiamoci seriamente e in maniera disinteressata ogni tanto. Non ci sono ticket, biglietti d’accesso, permessi, diavolerie o corbellerie che tengano perché le persone sono semplicemente troppe e il business è troppo grande. Inoltre premetto che concettualmente il turismo elitario mi fa schifo e faccio fatica a digerirlo. Ma se qualche limite è necessario, la gestione delle singole situazioni spetta alla lungimiranza degli amministratori, all'intelligenza dei cittadini e all'educazione dei visitatori. Non voglio disquisire qui della qualità di quel turismo, della ricerca ossessiva della foto, dell’idea di perdere un ricordo per immortalarlo meccanicamente in un oggetto; non voglio approfondire l’idea un turista che si reputa al di sopra del luogo che lo accoglie riuscendo così a svilire l’essenza stessa del viaggio. Questo spetterà presto ai sociologi che spero, in cuor mio, siano spietati in merito.

Il turismo è un problema oltre che una risorsa. Il turismo impatta sui mari, sugli ecosistemi, sulla struttura stessa della nostra vita e bisogna gestirlo con oculatezza e nessuna demagogia. In questo ridicolo dibattito elettorale sulla funicolare si è parlato in maniera volutamente confusionaria, per demeriti di alcuni, della possibilità di aprire un collegamento sotterraneo tra i due comuni.

Per anni ho visitato le Dolomiti e ho visto le opere pubbliche che di volta in volta miglioravano la qualità della vita di noi sciatori e dei residenti della Val Gardena. Ogni anno restavamo meravigliati.

Ho però anche visitato le montagne del Nepal, dove non abbiamo trovato un solo traforo e le strade si arrampicano affaticate e tortuose per Km lungo quelle maestose cime. È stato meraviglioso anche quello.

Ogni opzione, ogni opinione potrà essere giusta e condivisibile se ragionata su dati reali ma non si può discutere un’idea così importante, un cambiamento così strutturale in maniera demagogica e mistificatrice, senza affrontare le difficoltà, senza raccontare i procedimenti e le idee a supporto soltanto per salvaguardare qualche “piccolo” interesse o per accaparrarsi l’ultimo voto. Credo davvero che nessun cittadino meriti di essere arronzato così come è accaduto al Caprese in questi giorni sulla questione della funicolare. Non lo meritano neanche quelli di Marina Grande. Ci vuole serietà, competenza e nessuna approssimazione quando si discute di futuro, soprattutto su una questione strutturale ed estremamente complessa come questa.

Trattare un’opportunità da valutare, una possibilità da prendere in considerazione nella sua concretezza per migliorare sensibilmente la qualità della vita di un cittadino non può e non deve mai essere raccontata in questo modo rozzo e superficiale. Arraffare “poco” e subito senza alcuna lungimiranza, in nome di un’economia del disservizio che non ha nulla a che fare con la qualità della vita, crea esclusivamente un cortocircuito in cui a rimetterci sarà sempre e solo il popolo, la massa, la gente.
 
Il continuo abuso di questi sinonimi ha come unico comune denominatore solo l'eliminazione dell'idea di Cittadino, archetipo di ogni società democratica, che merita invece di sapere e conoscere per poter infine valutare con tutte le informazioni del caso.
 
Dopotutto ricordiamoci che è un nostro diritto.
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