Eccoci a parlare nuovamente di banche, ormai sta diventando una malattia, non nostra, ma della politica, che a botta di decreti, non resiste alla tentazione di abbuffare il sistema bancario. Deve essere un nuovo tipo di disturbo alimentare che porta a magnarsi i soldi dei cittadini italiani e, talvolta, anche la casa.

Ha fatto discutere, infatti, la settimana scorsa il decreto attuativo (di una direttiva dell'Unione Europea, la 2014/17/UE che non prevede condizioni tanto sfavorevoli) sulla base del quale, un cittadino, che ha un contratto di mutuo ipotecario con la banca e paga in ritardo per sette volte anche non consecutive la rata, può perdere la casa, che entra automaticamente nelle disponibilità della banca. Ora il governo, dopo le feroci polemiche, per non perdere la faccia, ha fatto un parziale dietrofront: è ventilata la possibilità di aumentare da 7 a 18 le rate di morosità e altri correttivi come la non retroattività della clausola ai mutui già erogati e la possibilità che se il ricavato della vendita dell'immobile non risultasse sufficiente a compensare il credito della banca, il debitore, comunque, non dovrà pagare più nulla.

In attesa di sapere come andrà a finire questa telenovelas italiana fatta di intrecci amorosi tra banche e maggioranza, polemiche e scandali, cattivi e buoni, bionde mozzafiato e facce da scemo, la mente mia è volata ai primi anni dell' università.  

Mi ricordo che alla prima lezione del corso sugli intermediari finanziari, il professore G.S. , per alleggerire la lezione, ci volle spiegare la differenza tra le banche e gli strozzini. Allora il buon prof poteva dire che gli strozzini scommettono sul fatto che tu non riesca a pagare il prestito per prendersi i tuoi averi, mentre la banca doveva scommettere sul fatto che tu riuscissi a pagare le rate del mutuo. Ma ora, che alle banche fa gola il patrimonio immobiliare, che differenze ci sono tra loro e gli strozzini? Il mutuo lo chiediamo direttamente all'usuraio?