La pentola bucata del Sud: la ricchezza che scappa dal territorio Secondo uno studio pubblicato il 21 Novembre 2015 dalla Cgi di Mestre cade oggi il luogo comune che il Sud paghi meno tasse del Nord. La differenza sul peso del fisco sulle famiglie è sostanziale (mediamente si parla di circa €700 all' anno in più per una famiglia del Sud) ed è dovuta alle addizionali comunali e regionali Irpef e la Tari che sono più alte che altrove per coprire il disavanzo della spesa sanitaria e l'inefficienza del sistema di raccolta dei rifiuti. 

Vivendo in Campania la percezione è che mediamente il reddito pro-capite sia veramente basso, che sia impietoso addirittura fare un confronto con la retribuzione che percepisce un lavoratore con la medesima qualifica in una regione del Nord, ed è sconfortante sapere che nonostante ciò paghiamo addirittura di più. La colpa in questi casi è del cittadino e della miseria, ovvero l'indigenza capace di pregiudicare seriamente la dignità morale o sociale di una comunità, che si traduce in clientele politiche che alimentano una gestione della cosa pubblica schifosa, corrotta, ladra, che crea ulteriore miseria.

Nonostante sul territorio ci siano eccellenze mediche riconosciute a livello Europeo, non ci sono mai fondi per l'acquisto di macchinari indispensabili, fondi per garantire l'organico, la gestione ordinaria e per la manutenzione straordinaria di strutture ormai fatiscenti. Sempre più spesso chi ha la possibilità economica scappa dalla sanità locale e va a curarsi nelle aziende ospedaliere delle altre regioni italiane che meglio sanno attrarre i pazienti/clienti. Ciò si traduce in un ingente danno economico per la sanità locale in quanto andando a pagare la prestazione altrove, finanziamo la sanità di quella regione mentre a noi rimane il deficit  creato da una politica "mariuola" (che magari ha portato al commissariamento delle ASL) e che si allarga come un grande buco nero

Il problema del Sud è questo, abbiamo un'economia che è come una grande pentola bucata, mettiamo dentro l'acqua ma stiamo sempre all'asciutto. In passato, in maniera pietosa ci sono stati aiuti per questa "terra maledetta", ma solo dopo che le aziende produttive si erano spostate al Nord. In questo modo, se in qualche maniera, arrivavano risorse monetarie nell'economia locale, la spesa delle famiglie e delle imprese per forza di cosa si doveva rivolgere all'esterno della regione.

Dagli anni Novanta la bilancia commerciale della Campania è sempre in negativo, qualcosa forse è cambiato con l'internalizzazione del commercio, ma unicamente riguardo a dove vanno a finire i nostri soldi. Eppure siamo uno dei mercati più interessante per potenzialità di sviluppo.

Siamo la regione d'Italia con l'eta media più bassa, in un' Italia che non fa più figli e che va verso un declinio demografico, siamo quelli che hanno più bambini. Siamo una regione che nonostante tutto è ancora viva e ha un futuro (e anche futuri consumatori). Non è peccato quindi volerci un po' più bene: favorire nella spesa di tutti i giorni i produttori locali, la salumeria vicino casa rispetto al supermercato (magari di una grossa catena nemmeno italiana), il negozio piuttosto che lo shopping online (su un sito che paga le tasse in Irlanda), ed infine, scusate ma non può mancare, il politico onesto rispetto a colui che ci promette qualcosa. Perché i buchi alla pentola, qualcuno li avrà fatti.

Alessandro Vinaccia

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