Oggi parliamo di Fattorie Sociali: una delle best practice promosse e finanziate dalla Comunità Europea con lo scopo di utilizzare i terreni abbandonati per progetti di inclusione sociale, per quelle persone con basse capacità contrattuali, o per fini teraupetici, per coloro che abbiano disabilità mentali o relazionali.
Si tratta di riscoprire i valori delle società agricole e rurali e sviluppare iniziative e pratiche che possano dare benefici sociali alla comunità locale.
Non parliamo di qualcosa di astratto, le fattorie sociali esistono in tutta Europa e anche in Italia: in Toscana, per esempio, da più di dieci anni esistono realtà di successo come il "Giardino dei Semplici" o "il Forteto" che partendo con poco più che lo sforzo dei propri fondatori, hanno raggiunto risultati eccezionali.
Analizzeremo in breve proprio la storia del "Giardino dei Semplici" per meglio capire il fenomeno delle fattorie sociali. E' bene sottolineare che le fattorie sociali possono sia nascere come spontanea organizzazione di persone (non necessariamente con difficoltà ad accedere al mercato del lavoro) che decidono di provare un esperienza di ritorno alla terra incentrata alla collaborazione e condivisione, ma possono nascere anche per offrire terapie a persone con disabilità mentali e/o relazionali attraverso il contatto con la natura secondo la tradizione Anglosassone.

Il Giardino dei Semplici (abbreviato GdS) è un progetto nato nel 2002 in Valdera (provincia di Pisa) da una ONLUS, la ORISS (Organizzazione Interdisciplinare Sviluppo e Salute), per la promozione di attività socio-terapeutiche attraverso la cura di orti e la riscoperta della tradizione dell'utilizzo di erbe per scopi medici.
I promotori furono molto abili nel coinvolgere progressivamente partner terzi come associazioni assistenziali, fattorie private e le amministrazioni locali che fornirono un piccolo appezzamento di terreno in cui iniziare le prime terapie con sette utenti che seguivano cure psichiatriche, i quali trassero, ben presto, benefici sia fisici che mentali. Svolgere lavori realmente utili e secondo le proprie capacità, infatti, aiutava i pazienti a migliorare la propria autostima e responsabilizzarsi e allo stesso tempo migliorava notevolmente la loro forma fisica.
Il Giardino dei Semplici, poi, strinse un "patto per la salute" con la Fattoria Colombini, una fattoria privata di 18 ettari che produceva ortaggi biologici in collina: l'accordo era basato interamente sul volontariato, i contadini non ricevevano alcun compenso per la consulenza e lo svolgimento di alcuni i corsi che fornivano al Giardino dei Semplici e allo stesso tempo non pagavano nessuna retribuzione per il lavoro degli apprendisti che provenivano dal GdS che iniziarono ad aiutarli. La fattoria Colombini, in seguito a questo accordo subì una trasformazione totale, integrando la nuova esperienza a livello di lavoro agricolo e cambiando radicalmente la strategia di vendita.
La nuova strategia di "vendite solidali" prevede la sottoscrizione da parte del cliente di una sorte di contratto di fornitura periodica di ortaggi e frutta fresca. Ogni settimana la fattorie spedisce direttamente al cliente una cassetta il cui contenuto cambia di settimana in settimana secondo la stagionalità e la disponibilità di prodotti.

Oggi giorno l'istituzione locale per i servizi sociali di Valdera, la Società della Salute, ha codificato ben 13 attività agricole che possono essere fornite dal Giardino dei Semplici e dalle fattorie private che collaborano al progetto e allo stesso tempo le fattorie hanno definito in accordo con l'istituzione come meglio inserire le persone svantaggiate nella realtà contadina.

Il progetto è abbastanza complesso perché è organizzato come un percorso di sviluppo che può evolvere passo dopo passo e può includere nuovi soggetti e nuove attività. Il progetto può essere diviso in quattro sottogruppi di attività.

  • Il primo riguarda l'inclusione socio-terapeutica per gruppi di persone con disabilità, gestita da operatori professionisti in aiuto di alcuni contadini locali e fino ad ora finanziato dai progetti Esf sull'inserimento professionale organizzato dalla provincia di Pisa. Questo approccio prevede la formazione all'interno delle fattorie con corsi organizzati da contadini e assistenti sociali. In questo corso gli utenti prendono confidenza con le attività agricole.

  • Il secondo sottogruppo di attività prevede la formazione professionale e l'inclusione lavorativa per quei membri che desiderano proseguire e lavorare nelle fattorie. Vengono stabilite relazioni dirette tra un gruppo di persone e alcune fattorie precedentemente selezionate. Quest'approccio è supportato in diversi modo dal centro per l'impiego della Provincia di Pisa con delle borse di studio e lezioni fornite con operatori specializzati.

  • Il terzo sottogruppo di attività riguarda gli accordi stabiliti dalla Società della Salute in modo da formalizzare il lavoro delle fattorie sociali. La Società della Salute ha stabilito un accordo locale che coinvolge un largo numero di partner pubblici e privati, incluse le cooperative agricole locali. Il processo formalizza diversi servizi che possono essere forniti, alcuni dei quali come le attività socio-terapeutiche, giardini didattici o assistenza per gli anziani possono essere finanziati direttamente dalle famiglie o dal sistema pubblico. Altre attività sono riconosciute e supportate attraverso meccanismi che migliorano il lavoro delle fattorie, attraverso, per esempio, una migliorata promozione dei prodotti agricoli con un brand speciale riconosciuto per i valori etici. Il Programma per lo Sviluppo Rurale della Toscana co-finanzia investimenti strutturali per progetti agricoli che consentono di diversificare le attività comprendendo la realizzazione di strutture ed edifici che siano accessibili per persone con specifici bisogni.

  • Il quarto sotto-gruppo di attività riguarda le relazioni con i consumatori locali interessati all'etica come gruppi d'acquisti che supportano direttamente la fattoria sociale comprando senza intermediari i prodotti agricoli da fattorie selezionate che partecipano al progetto. La partecipazione di contadini al network può migliorare la loro reputazione con i consumatori locali e consente loro di meglio pubblicizzare i prodotti. Nel caso della fattoria Colombini, per esempio, la prima coinvolta nel progetto del Giardino dei Semplici; la fattoria ha avuto un aumento considerevole del fatturato passando da 5 persone impiegate ad una forza lavoro di 11 persone ( quattro delle facevano parte della prima sperimentazione).

Sarebbe tanto folle pensare di realizzare nei comuni di Capri e Anacapri qualcosa di simile? Terreni abbandonati e competenze ce ne sono anche da noi, vero?

Prossimamente vedremo di approfondire diversi aspetti delle Fattorie Sociali, cosa si potrebbe realizzare e come, nel frattempo fateci sapere la vostra opinione.

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