C'è un valore, non troppo simpatico, che, per un motivo o per l'altro, cresce sempre. Si tratta dell'aliquota prevista, dal Comune di Anacapri, per la tassa rifiuti (TARI). Questa poco simpatica canaglia costituisce, insieme alle sue sorelle IMU e TASI, la famigerata Imposta Unica Comunale (IUC), che come si vede tanto unica non è.

La legge 208/2015, cioè la legge di stabilità per il 2016, ha previsto che le autonomie locali non potessero procedere a rincari tributari per l'anno in corso, ma la stessa legge ha introdotto una deroga per la tassa rifiuti. Così, mentre IMU e TASI restano invariate, e anzi vedono una riduzione del gettito complessivo grazie all'esenzione totale per le prime case (che in verità già operava sulla nostra isola per volontà dei Comuni) e alla riduzione del 50% per alcune seconde case date in comodato ai figli, la TARI resta libera di crescere e prosperare. In fondo è giusto che vivere in un paese grosso modo pulito e leader della raccolta differenziata abbia un costo, ma non si capisce come questo costo possa progredire senza sosta di anno in anno. O meglio, qualcuno lo deve aver capito al volo visto che il Consiglio comunale di sabato 30 aprile 2016 ha impiegato 25 minuti per discutere cinque punti all'ordine del giorno, tra cui appunto l'approvazione del piano tecnico-economico e finanziario per il servizio di igiene ambientale e la definizione della nuova tariffa, su cui si registra l'astensione della ruggente opposizione. Pensate che il Consiglio comunale di Capri, convocato nella stessa giornata per discutere circa le stesse questioni ha impiegato due ore e mezza, sintomo dell'esasperante lentezza del meccanismo amministrativo di laggiù. Due ore e mezza per una tariffa così bassa poi, bah!

Ma quanto e perchè aumenta la TARI?

La motivazione addotta in questo caso ha a che fare con i complicati meccanismi di armonizzazione contabile introdotti dal dlgs 118/2011 che impongono l'accantonamento di risorse volte alla costituzione di un fondo crediti di dubbia esigibilità, per scongiurare la possibilità che la mancata esazione di tali crediti deteriorati mini la solidità dei bilanci degli enti locali.
Dalla delibera di consiglio comunale del 30 aprile si ricava che tali crediti sono stimati in 130.000 euro e che perciò si rende necessario un aumento lineare della tariffa del 10 % per tutte le categorie di utenza. L'aumento generalizzato del 10% determina però una crescita delle entrate ben superiore a 130.000 euro e va quindi in realtà a coprire oltre che il fondo crediti inesigibili di cui sopra un più alto costo del servizio ed una prevista riduzione delle entrate derivanti da accertamenti tributari.

A prescindere dalla ripartizione delle maggiori entrate si pongono poi tre considerazioni:

1) L'aumento del 10% in vigore da quest'anno si pone in un trend di crescita inarrestabile della tariffa. Rispetto al 2014, e quindi negli ultimi tre anni, essa è aumentata di circa il 20% di modo che una famiglia di 4 persone che abita una casa di 100 mt. quadri pagherà circa 632 euro a fronte dei 513 del 2014. Questo ci pone ben al di sopra della media nazionale e locale. Meglio non parlare poi delle tariffe applicate ai locali commerciali che pure sono il motore del tessuto economico locale.

2) Appare evidente che il fondo crediti inesigibili introdotto dal dlgs 118/2011 non è l'unico motivo dei ripetuti aumenti della tariffa. L'individuazione puntuale delle cause di tali aumenti e, ove possibile (perché sembra possibile), l'efficientamento della spesa, sono condizioni indispensabili perché vengano finalmente premiati gli sforzi della popolazione in materia di raccolta differenziata. Peraltro sarebbe interessante, pure come mero esercizio accademico, capire che strategia si intende adottare per la raccolta rifiuti nel medio periodo: l'innovazione tecnologica e la sua applicazione, sempre più forte, alla gestione delle aree urbane, ci impongono di ragionare in maniera utile su questo punto.

3) Il fatto che il successo degli evasori-TARI debba essere pagato dall'intera popolazione è cosa ingiusta benché come sempre inevitabile. L'amministrazione comunale si è attivata con una lettera all'ANCIM lamentando l'ingiustizia di tale situazione, ma da sempre il peggior prezzo dell'evasione fiscale è quello di ripercuotersi sui contribuenti onesti. L'unico mezzo utile in questa battaglia è evidentemente quello di rendere più efficiente il sistema impositivo tanto dal lato dell'ente impositore quanto da quello dell'agente della riscossione.

In ogni caso sarebbe già tanto se su questi punti ci fosse in futuro un dibattito pubblico più consistente dei soliti venticinque minuti. 

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