Il caro-vita sull'isola di Capri sembra fuori controllo, le bollette sono molto care, viveri e merci costano più della vicina terraferma e i fitti sono alle stelle per effetto della macchina turistica che da' ricchezza a chi ha capitali e proprietà e toglie a chi cerca una casa in affitto e ha uno stipendio normale.

 

Chi non guadagna abbastanza e/o non ha una casa di proprietà valuta seriamente se rimanere o lasciare l'isola, a malincuore. "E' il mercato, bellezza", l' infinita ragnatela di liberi scambi tra persone, che spesso nemmeno vengono controllati nella loro liceità, può essere molto crudele.

 

Ma davvero a Capri staremmo meglio se i fitti fossero più bassi? La chiusura recente di una panetteria ha fatto sbottare molti: quando le spese fisse sono così alte da far chiudere chi vende un bene primario, che futuro ha questa comunità?

 

Eppure il carovita e i fitti alle stelle in questi anni hanno rappresentato una poderosa barriera all'entrata contro un fenomeno molto diffuso: l'invasione delle attività cinesi, che non hanno trovato conveniente fin ora aprire a Capri, quando, invece, hanno sfondato nella vicinissima Sorrento. Sia chiaro non abbiamo nulla contro i cinesi, ma qualche problemino lo creano quando colonizzano l'economia di un posto, non rispettano le norme vigenti, creano un economia sommersa, immettono nel mercato prodotti scadenti/tossici, livellano in basso, al livello rasoterra, prezzi e qualità, e alla fine riportano i capitali in Cina.

 

E allora la domanda che ci dovremmo fare è la seguente, a Capri staremmo meglio con i negozi cinesi (con i dipendenti Srilankesi) come è accaduto a Roma , a Venezia, a Firenze e in tutte le città d'arte italiane?

 

Recentemente ci sono state anche grosse difficoltà a reperire alloggi per i lavoratori che vengono da fuori, e per questa ragione i residenti hanno goduto di un piccolo vantaggio nel mercato del lavoro. Il problema allora non sono i costi alti, perché, nonostante le grosse difficoltà per le famiglie, l'equilibrio attuale non è tanto male.

 

Non è che l'economia dell'isola non sia stata affatto colonizzata in questi anni, i grossi capitali che sono entrati hanno ridotto l'isola a quel lunapark aperto solo sei mesi l'anno, che purtroppo conosciamo bene, ma il livello dei servizi offerti sull'isola è molto alto e questo consente stipendi decenti.

 

 

Ci siamo domandati allora cosa potrebbero fare le amministrazioni dell'isola per difendere la comunità e consentire agli isolani di riappropriarsi di parte di questa ricca economia, senza alterare l'equilibrio creato. Abbiamo pensato che, forse, potrebbe essere utile un fondo di garanzia comunale per i residenti di lunga data per accedere a mutui e fidi bancari. Consentire di accedere al credito a chi altrimenti avrebbe difficoltà, permetterebbe di aprire nuove attività di Capresi o aiutare le famiglie capresi a comprare una casa di proprietà (e allo stesso tempo di commerciare immobili altrimenti chiusi ed invendibili) sottraendo queste possibilità alle speculazioni di chi viene da fuori e ha il solo interesse di spremere il più possibile questo scoglio. Voi che ne pensate?

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