Non fraintendete il titolo: Salvini non ha ragione praticamente su nulla. Egli è l’autore delle politiche più atroci che si ricordino in epoca repubblicana, per il resto la sua azione politica si sintetizza in una ricerca compulsiva ed esclusiva del consenso, un consenso probabilmente fine a se stesso e fondato sugli istinti più bassi dell’animo umano.

Salvini ha pure costretto il paese ad una crisi governo insensata, basata su motivi pretestuosi e indirizzata solo alla capitalizzazione del suo consenso elettorale in un momento che gli era favorevole.

Pur tuttavia Salvini ha ragione su una cosa: ha sfasciato tutto nella convinzione che gli elettori avrebbero consegnato a lui, e solo a lui, le chiavi del governo, e così sarebbe se non ci fossero questi impensabili tentativi di accordo tra PD e cinque stelle. Tutti sanno che il popolo oggi vuole un governo leghista e, ci piaccia o no, in democrazia il popolo deve avere il governo che vuole.

Non mi sfugge che viviamo in una democrazia parlamentare; che gli elettori si sono espressi solo un anno e mezzo fa e che, in presenza di una maggioranza parlamentare alternativa, il Presidente della Repubblica deve assegnare a quella maggioranza l’onere di esprimere un esecutivo. L’operazione di PD e cinque stelle è istituzionalmente ineccepibile, ma in potenza è politicamente disastrosa.

Tale operazione è fondata su una macroscopica mancanza di rispetto per il corpo elettorale, sulla convinzione che i cittadini siano dei minorati da porre sotto tutela, la tutela di forze politiche squalificate e prive di consenso che decidono per tutti cosa è bene e cosa è male.

Peggio ancora quelle forze politiche si sono dette fino a ieri tutto il peggio che la mente umana possa partorire: gli uni trattati come imbecilli che corrono dietro alle scie chimiche, gli altri accusati addirittura di strappare i bambini alle famiglie naturali o di aver lucrato su tragiche crisi bancarie. A nessuno sfugge il gioco delle parti tipico della politica, è giusto e normale che gli avversari si impegnino in reciproche schermaglie temporanee, ma ci sono punti di non ritorno: quando si sceglie di dire certe cose poi non ci si può neppure sedere a tavola insieme, figurarsi fare un governo. Non tutto è sacrificabile in nome della realpolitik, non lo è certo la dignità.

Ma il peggio del peggio non è neppure l’umiliazione che le forze politiche in gioco si autoinfliggono e che, in fin dei conti, riguarderebbe solo la loro mancanza di amor proprio: il peggio del peggio è che questa umiliazione è finalizzata ad un’operazione che nessun normale cittadino, nessun uomo di onesti sentimenti potrà apprezzare. La reazione pubblica al governo giallorosso sarà un lunghissimo conato di vomito collettivo.

Fin qui abbiamo parlato delle reazioni di pancia e di stomaco mie e, credo, di molti elettori, ma vorrei sottoporvi pure un paio di punti di maggiore correttezza formale e dialettica:

1) La democrazia italiana si avvita da anni in una crisi di valori e di idee di tragiche dimensioni che periodicamente sfocia nel compromesso al ribasso tra forze politiche prima tenacemente contrapposte. Coloro che tra schiere di popolo acclamante erano sorti come rottamatori, innovatori o rivoluzionari hanno saputo, alla prova dei fatti, solo riproporre gli stessi schemi sbiaditi di sempre. Quando questi schemi, che hanno poi come unico ultimo fine la personale sopravvivenza dei loro autori, li disegnavano le mummie della Prima Repubblica, i colonnelli dei vari centrosinistra o i manager del berlusconismo, avevano tutti i connotati della tragedia. Gli stessi schemi, scopiazzati dai Renzi e dai Di Maio, hanno invece tutti i connotati della farsa. Da decenni ormai si paventa una crisi della nostra democrazia senza dire che questa crisi è già qui e la viviamo tutti i giorni. Da ultimo fu la paura dei Grillini al governo a fornire il pretesto per un nuovo cordone sanitario: ebbene, si è ritardato di qualche anno il trionfo dei Cinque Stelle poi i Grillini hanno vinto, hanno governato ed eccoli pronti per entrare in una nuova sacra armata contro il governo di Salvini. Normalizzati anche loro come un Casini qualsiasi. Intanto abbiamo perso tempo, non abbiamo assunto una qualsiasi direzione chiara in nessuna questione politica di primaria importanza, con il risultato sorprendente che il governo più rivoluzionario mai avuto resta quello di Mario Monti.

2) Salvini è un fenomeno perfettamente spiegabile, non è un gigante. Si confronta con dei nani però. Si confronta con persone che non hanno il coraggio di rischiare il poco che hanno oggi nella certezza che dopo le elezioni avrebbero di meno. Ed è certo che avrebbero di meno dopo le elezioni, ma quella sarebbe la ripartenza. Quella sarebbe l’occasione per organizzare una vera opposizione di popolo. Solo toccando il fondo si potrebbe risvegliare la coscienza collettiva di una paese addormentato e spesso incattivito. Solo nel tragico frangente di un governo Salvini avremmo la conferma della saldezza dei nostri principi democratici ed europeisti, di quella conferma oggi abbiamo bisogno per riscoprire la nostra identità. Se poi quella conferma non arrivasse, beh allora sarebbero davvero guai. Ma intanto il governo giallorosso sposta in avanti il problema di tre anni, tre anni di immobilismo, con due forze di governo pronte a litigare su tutto e al termine dei quali Salvini sarà ancor di più gigante tra i nani.

3) Infine si accampano le urgenze della legge di bilancio per evitare il voto: su questo vi tranquillizzo, né con un governo giallorosso, né con un governo Salvini, né con un governo in carica per gli affari correnti avremo l’IVA al 25 per cento. C’è solo da vedere con quale manovra eviteremo lo scoglio.