"Ogni uomo, donna e bambino vive sotto una spada nucleare di Damocle, che pende dal più debole filo, in pericolo di essere spezzato per caso, per sbaglio o per pazzia". Kennedy

 

Nella commedia nera "il Dottor Stranamore", in piena guerra fredda, tra USA e URSS che si minacciano a chi userà per prima l'atomica, al generale Rippler, comandante d'una base aerea americana, non gli si alza più l'uccello e improvvisamente ha dato di balta il cervello. Convinto che ciò dipenda da una cospirazione dei Comunisti che avvelenano le falde d'acqua, decide di dare ordine ai suoi aerei di attaccare a sorpresa il nemico e di sganciare le atomiche. Non sa che i Russi si sono dotati di un meccanismo di difesa automatico che alla prima esplosione su territorio Sovietico innesca un lancio di missili atomici che porterebbe all'apocalisse: alla distruzione dell'intero pianeta. Scoperte le intenzioni di Rippler cercheranno in tutti i modi di fermare la sua follia. Tutti tranne il Dottor Stranamore,  il quale ha già perfezionato in caso di Apocalisse sofisticati bunker antiatomici e  un piano di ripopolazione basato sulla "massimizzazione delle nascite" (dieci donne per ogni uomo) particolarmente gradito ai membri del Pentagono. Il finale per correttezza non ve lo scrivo: d'altronde il romanzo finisce in un modo, il film di Kubrick in altro.


Questa Commedia nera descrive, in verità, molto bene le strategie atomiche e un po' cosa sta succedendo in questi giorni con le minacce di Pyongyang. In una guerra combattuta attraverso lo scambio di colpi atomici le forze armate tradizionali non sarebbero in grado di proteggere il territorio di uno stato dalla distruzione fisica e dalla contaminazione nucleare.  In linea di principio, il rischio di un attacco atomico può venire affrontato in quattro modi diversi:

1) La distruzione preventiva delle armi avversarie;

2) L'intercettazione delle armi atomiche;

3) La protezione fisica contro gli effetti delle esplosioni;

4) La minaccia di rappresaglia.

Attraverso quest'ultima si tenta di dissuadere l'avversario dall'effettuare un primo colpo atomico, minacciandolo di rispondere con un secondo colpo che gli infliggerà danni intollerabili.
La minaccia di rappresaglia per funzionare deve essere credibile e può richiedere dimostrazioni (nel film la follia dei Sovietici era di non aver comunicato al mondo il potentissimo dispositivo di difesa in loro possesso): in quest'ottica il missile lanciato martedì dalla Corea del Nord che ha sorvolato il Giappone cadendo nel Pacifico dopo una traiettoria di 2.700 chilometri e la relativa propaganda di regime si delineano come strategia atomica tradizionale. Nella realtà fino ad oggi le minacce atomiche di questo genere hanno funzionato piuttosto bene, al punto che le guerre non vengono quasi mai combattute al massimo grado di intensità. Anche nella "Teoria dei Giochi" gli economisti ci dicono che la minaccia di rappresaglia nucleare è talmente spaventosa che ben funziona da deterrente e si raggiunge un punto di equilibrio in cui i contendenti abbaiano ma non mordono. Speriamo tutti noi che queste minacce rimangano solo "virtuali" e non diventino mai reali. Ma che succederebbe se domani a Trump o ad un suo generale non si alzasse più l'uccello?

 

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