Capri è un’isola incantevole, ma anche molto cara.
Il costo della vita a Capri è molto più alto che nella media italiana, in particolare per quanto riguarda l’alloggio, il cibo, i ristoranti, gli artigiani, i professionisti ecc ecc. Tuttavia, il reddito medio mensile netto a Capri è molto basso, considerando la media dei lavori stagionali e la ridotta Naspi, al netto un lavoratore dipendente ha disponibile solo 1.200 euro per 13 mensilità (dati 2023 Ade e Istat); il che significa che i lavoratori di Capri hanno un potere d’acquisto addirittura inferiore a quello della media nazionale che si attesta intorno ai 1600 per 13 mensilità.
Il costo della vita e il potere d’acquisto sono due concetti diversi, ma correlati. Il costo della vita si riferisce al livello dei prezzi dei beni e dei servizi necessari per soddisfare le esigenze di una persona o di una famiglia. Il potere d’acquisto si riferisce alla quantità di beni e servizi che si possono acquistare con un determinato reddito.
Quando si parla di costo della vita alto ma anche di stipendi alti, spesso si prende a modello la Svizzera che è una meta molto ambita dai lavoratori italiani sia per opportunità che per vicinanza geografica.
Purtroppo gli stipendi in Italia sono più bassi per una moltitudine di motivi non solo rispetto la Svizzera ma anche a paesi come la Francia, la Germania, l'Inghilterra ecc ecc: il sistema economico nel suo complesso non è stato in grado di evolversi e crescere, vuoi per sbagliate politiche industriali, politici mariuoli, evasione, incapacità di imprenditori e manager e scarsa produttività dovuta ad un basso rinnovamento tecnologico. In Italia gli stipendi sono fermi grosso modo a 20 anni fa, è un dato di fatto.
A Capri i lavoratori purtroppo scontano anche l'eccessiva stagionalità.
Ma qual'è la differenza tra il tenore di vita tra Capri e Lugano? I nostri prezzi reali (l'indice dei prezzi in rapporto ai redditi) sono paragonabili ai loro? Al netto del clima rigido quanto converrebbe partire per andare a rubare i lavoro agli Svizzeri? O meglio come dovrebbero essere gli stipendi e i fitti a Capri per avvicinarsi al tenore di vita degli Svizzeri?
Per confrontare il costo della vita e il potere d’acquisto tra Lugano e Capri, si possono utilizzare alcuni indicatori, come l’indice del costo della vita, l’indice degli affitti, l’indice dei generi alimentari, l’indice dei ristoranti, l’indice del costo della vita comprensivo di affitto e il reddito medio mensile netto. Questi indicatori sono calcolati sulla base dei prezzi medi di vari beni e servizi, come l’alloggio, il cibo, i trasporti, l’abbigliamento, l’intrattenimento, ecc (vengono rapportati ai prezzi medi di un altra città, New York, presa a modelo che ha un indice di 100). Per farlo utilizziamo il sito Numbeo.com, che raccoglie dati forniti dagli utenti, questi sono i valori degli indicatori per Lugano e Capri (aggiornati a dicembre 2023):
Indicatore | Lugano | Capri |
Indice del costo della vita (escl. affitto) | 120,03 | 86,94 |
Indice degli affitti | 48,36 | 28,55 |
Indice dei generi alimentari | 119,58 |
77,83 |
Indice dei ristoranti | 114,79 | 87,32 |
Indice del costo della vita comprensivo di affitto | 85,83 | 58,90 |
Reddito medio mensile netto (al netto delle imposte) | €4.887,61 | €1.200,00 |
Da questi dati si può notare che il costo della vita a Lugano è molto più alto che a Capri, in particolare per quanto riguarda l’alloggio, il cibo e i ristoranti. Tuttavia, anche il reddito medio mensile netto a Lugano è molto più alto che a Capri, il che significa che i lavoratori di Lugano hanno un potere d’acquisto maggiore di quelli di Capri.
Per avere un’idea più precisa del potere d’acquisto, si può calcolare il rapporto tra il reddito medio mensile netto e l’indice del costo della vita comprensivo di affitto. Questo rapporto indica quante volte il reddito medio mensile netto copre il costo della vita comprensivo di affitto. Più il rapporto è alto, più il potere d’acquisto è elevato.
Il rapporto per Lugano è di 56,95, mentre per Capri è di 20,38. Questo significa che i lavoratori di Lugano hanno un potere d’acquisto quasi tre volte superiore a quelli di Capri.
Per sapere come dovrebbero essere gli stipendi a Capri e il costo delle locazioni per le case per le famiglie, per avvicinarsi al costo della vita e al potere d’acquisto di Lugano, si dovrebbe fare un’analisi più dettagliata e tenere conto di altri fattori, come il livello di qualità della vita, il tasso di inflazione, il tasso di cambio, il sistema fiscale, il sistema previdenziale, il sistema sanitario, il sistema educativo, il mercato del lavoro, il mercato immobiliare, ecc.
Tuttavia, a livello molto semplificato, si potrebbe ipotizzare che per avere lo stesso potere d’acquisto di Lugano, gli stipendi a Capri dovrebbero aumentare di circa il 180% e il costo delle locazioni per le case per le famiglie dovrebbe diminuire di circa il 40%.
Da dove cominciamo?
Una prima deduzione che possiamo fare (e che è facilmente dimostrabile) è che a Capri un lavoratore o ha uno stipendio più alto della media o ha una casa di proprietà, altrimenti viverci diviene quasi impossibile.
Una seconda è che i prezzi di tantissime attività sono tarati su un target alto di turisti alto spendenti, ben venga la qualità, ma gli isolani oltre che lavoratori sono anche consumatori e sembra che qui possano consumare poco o niente.
Terzo è che si deve fare pace con quest'isola: le aziende pretendono tantissimo da essa, basterebbe guardare i budget delle varie attività commerciali all'inizio della stagione turistica, ma poi non si vuole investire nell'allungare la stagione lavorativa e non si vogliono aumentare gli stipendi, ma i prezzi sì, quelli aumentano sempre.
Le criptovalute negli ultimi anni stanno acquistando un valore enorme (basti pensare al BitCoin che ha sfondato la quotazione 1btc= $60.000) e hanno convinto molti scettici della prima ora perché nel bene e nel male si stanno affermando come sistemi di pagamento diffuso che permettono transazioni in tempo reale e certificate dalla propria reti di utenti. Dicevamo nel bene ma anche nel male, dal momento che vengono spesso usate nel darkweb per il commercio di ogni cosa che sia illegale, proprio come i dollari una volta. Nonostante ciò i vantaggi di un sistema di scambio certificato non da una singola banca ma da una rete ramificata di utenti offre delle possibilità prima impensabili e non solo per i grossi movimenti di denaro che non possono e non devono comparire sui canali ufficiali, ma per la completa disintermediazione della finanza e per ciò che rappresenta. Per dirne una, tale disintermediazione nei periodi di crisi economiche è un grandissima garanzia per i correntisti (in gergo possessori dei wallet) perché nessuno Stato o Istituzione può procedere con un prelievo forzoso sui conti correnti, poiché questi sono secretati da algoritmi e non fanno riferimento ad un singolo individuo come persona, ma sono file su un hardware, lo stesso può valere nei paesi con un deficit di democrazia dove i Governi bloccano i conti correnti dei dissidenti.
La storia dei BitCoin è iniziata nel 2008 con un fantomatico sviluppatore Giapponese che non ha mai rivelato la sua vera identità e che aveva strutturato questo progetto ambizioso di moneta digitale.
All'inizio il paradigma era che chiunque potesse partecipare alla rete dei BitCoin mettendo a disposizione un PC e la propria connessione internet per fare da nodo della rete (sostanzialmente per certificare pacchetti di dati di una singola transazione) ed essere ricompensati con una criptomoneta o una frazione di essa. Questa attività viene chiamata "mining", letteralmente minare in miniera, e bene rappresenta il lavoro usurante a cui viene oggi sottoposto l'hardware. All'inizio i pionieri potevano guadagnare facilmente BitCoin lasciando il Pc di casa sempre connesso. Il sistema era ed è strutturato in modo che più utenti si aggiungono alla rete e più la ricompensa per ogni singola transazione si abbassa fino a raggiungere frazioni infinitesimali, in modo da non inflazionare la moneta stessa.
A cavallo del 2008 e il 2009 mio fratello aveva minato per gioco qualche bitcoin con un modesto processore amd e una Ati radon 9600 (bitcoin che poi andarono perduti insieme all'hard-disk qualche anno più tardi quando ancora il bitcoin valeva meno di una cipolla, ma che oggi varrebbero almeno $100.000). All'epoca quella di casa nostra era già una configurazione preistorica, ora per partecipare con profitto alla rete ci vogliono dei super pc dedicati, i cosiddetti miner perchè essendosi abbassate le ricompense a frazioni di centesimo di Btc bisogna processare più transazioni possibili per guadagnare qualcosa: diversamente, con hardware domestici, ci si rimetterebbe il tempo, il costo della corrente e l'usura del pc. Si tratta di investire in hardware energivori almeno $10.000 e sfruttare la corrente a basso costo in qualche paese sperduto o dove faccia veramente freddo; sí perché i miner oltre a consumare tanta corrente producono anche tanto calore e le temperature basse naturali aiutano a non dover impiegare altra energia per raffreddarli.
Oggi la maggior parte degli smartphone in circolazione sono più potenti dei pc che avevamo a casa nel 2008 e hanno il vantaggio di essere perennemente collegati ad internet con connessioni sicuramente più veloci rispetto al passato. Perché allora non usare i telefonini attuali e futuri per creare una nuova criptovaluta magari meno energivora? Questa è stata l'idea di tre ricercatori dell'Università di Standford che hanno lanciato negli anni scorsi la Pi-Coin, una criptovaluta che vorrebbe avere una base utenti più diffusa di BitCoin (e questo obiettivo già è stato raggiunto in quanto una rete di telefonini sempre connessi con un app è più agevole da organizzare rispetto ad una rete di pc sempre accesi) e che possibilmente utilizzasse algoritmi meno esigenti di risorse rispetto al BitCoin per la certificazione della rete.
Attualmente questa criptovaluta ancora non è quotata e non vale niente, esattamente come il bitcoin agli arbori; potenzialmente potrebbe valere qualcosa o tanto nel momento che viene quotata e utilizzata effettivamente per fare scambi o se avrà la fortuna di trovare l'Elon Musk di turno che dice che è una figata pazzesca (cosa realmente accaduta al Doge-Coin una criptovaluta la cui quotazioni è schizzata dopo un' investitura tramite twitter). In questo campo, purtroppo, ci sta tanta speculazione come nella finanza tradizionale con la quale si intreccia.
Pi-Coin, oggi, si trova ancora in gestazione nella cosìdetta Fase2: fase nella quale si cerca di costruire una rete di potenziali utilizzatori più ampia possibile. Ad oggi gli utenti pionieri non vengono ricompensati facendo da nodo della rete ma portando nuovi utenti e mantenendo la base attiva, con meccanismi noti di networking multilevel, in parole povere con gente che invita gente. La diffidenza è d'obbligo in questi casi, anche se non chiedono mai soldi, perché spesso queste strutture semipiramidali possono nascondere vere e proprie truffe. In effetti la app mi ha richiesto gli stessi permessi di accesso di Facebook ed un attimo mi ha fatto tentennare, per paura che fosse una supercazzola per rubarsi i dati dal telefonino. Per questo motivo prima di scrivere questo articolo ho voluto provarlo diversi mesi, fare qualche ricerca e assicurarmi che non si trattasse di una truffa: alla fine ho capito che i permessi di accesso servono nel momento in cui si vuole agganciare (la funzione è facoltativa) il proprio conto ad un account facebook o al numero di telefono (in questo caso la app deve inviare uno sms), differenza sostanziale da bitcoin, ma che permette di non perdere le criptomonete accumulate in caso di guasto hardware. Per esperienza personale ora posso dire che il progetto continua in maniera seria: da quando mi sono iscritto, in quattro mesi, dai 16 milioni di utenti abbiamo superato i 18 milioni i giorni scorsi (quando BitCoin ha "solo" circa 3milioni di utenti con almeno 0,1btc), non mi sono mai stati rubati dati (la mia preoccupazione più grande), sono state implementate delle funzioni di prova, raccolte proposte ecc ecc. Ora si va verso la Fase3, ovvero, quando la base utenti sarà considerata abbastanza ampia, la Pi-Coin verrà quotata sul mercato (presumibilmente entro fine anno ) e inizierà a circolare sulla Main-Net, e si potranno fare le prime vere transazioni. Allora e solo allora si comincerà a minare sfruttando la potenza di calcolo di telefonini e pc, o meglio queste verranno utilizzate per certificare la blockchain (letteralmente la catena dei blocchi, è il registro delle transazioni) perché ogni utente tramite la risoluzione di algoritmi (chiamati anche "puzzle") dovrà certificare il passaggio dal nodo che rappresenta nella rete ad un altro nodo.
Ad oggi che siamo ancora nella fase2 si può partecipare alla creazione della rete solo su invito, se avete voglia di provarci, e pensate che questo progetto possa un giorno affiancare il bitcoin e le altre criptovalute, vi lascio il link per l'app ed il codice invito che vi permette di accedere e regala subito un pi-coin:
Codice invito: alevina
E' stato pubblicato in questi giorni la prima edizione di "Il Negozio Perfetto: Dalla Teoria alla Pratica. Guida alla gestione consapevole di un negozio e alla massimizzazione del profitto". dell'altro-parlante Alessandro Vinaccia
Si tratta di un manuale compatto, ma prezioso per gli spunti, sulla corretta gestione di un negozio. Spazia dal marketing all'analisi di bilancio, dalla organizzazione aziendale alla teoria dei giochi, rimanendo sempre semplice nella lettura.
Lo si può trovare su Amazon.it sia in versione ebook che cartacea:
https://www.amazon.it/dp/B08288Y4F4
Proponiamo di seguito le prime pagine e l'indice del volume per chi fosse interessato alla materia:
"Il negozio perfetto esiste? Premesso che la perfezione assoluta appartiene, forse, solo al mondo delle idee, esiste una corposa e robusta letteratura economica che si può applicare alla gestione di un negozio per aumentare la profittabilità. Le conoscenze teoriche che si possono applicare per migliorare la gestione di un negozio, anche il più piccolo, sono veramente tante: spaziano dal controllo di gestione al marketing, dalla organizzazione aziendale alla teoria dei giochi . Eppure, la realtà ci dice che ci sono negozi, tutt’altro che perfetti, che hanno colto un’opportunità di mercato e che operano giornalmente con buoni risultati, e negozi aperti scientificamente (dopo lo studio e l’analisi del mercato, del visual, del marketing ecc ecc) che poi si scontrano in maniera fallimentare con un mercato divergente dallo scenario ipotizzato. Saper osservare e interpretare l’ambiente circostante è un’abilità che chi vuole fare l’imprenditore deve tenere sempre ben allenata. Non tutto quello che si può fare è sempre necessario, e non tutto quello che sarebbe utile si può fare nel breve tempo. Imparare a scegliere le giuste tappe nel percorso di crescita è l’obiettivo di questo manuale, scritto con tanta umiltà da un negoziante per altri negozianti. Sappiamo bene, infatti, che fare il negoziante è un lavoro che richiede tanti sacrifici, molteplici competenze e un briciolo di fortuna. Personalmente ho studiato tanto ai tempi dell’università e non mi sono mai fermato, approfondendo la materia con corsi post laurea, ma le conoscenze accumulate non sembrano mai abbastanza, perché il mondo si evolve continuamente ed un giorno ti svegli e scopri che è necessario anche saper fare belle foto ai prodotti, produrre di piccoli video e lanciarli sui social media. Da più di 13 anni mi occupo di commercio retail a Capri e osservo sempre i negozi dei grandi marchi per imparare qualcosa. Ebbene, una cosa che ho imparato è che negozi studiatissimi, con alle spalle le risorse di grandi Holding internazionali della moda, possono chiudere bottega in pochi anni, anche se sulla carta sembravano possedere tutte le carte in regola per il successo. Succede anche questo. Ci possono essere negozi “bruttini” che lavorano bene e negozi “fighissimi” che non lavorano abbastanza da resistere alle spese fisse. Tra le variabili fuori controllo che possono determinare la chiusura di un negozio possiamo citare: situazioni di conflitto tra gli addetti alle vendite, entrata inaspettata di nuovi concorrenti, cambiamento del contesto urbano dove è collocato il negozio, risposta fredda del target di riferimento, prezzi/target sbagliati, margini di guadagno sulle vendite non adeguati alle spese fisse ecc ecc. Come un cacciatore che carica tante “trappole” per catturare gli uccellini, nel mondo della distribuzione retail ci sono tanti aspetti che il negoziante/manager può curare per soddisfare i propri clienti e stimolare gli acquisti. Seguendo la metafora della caccia, però, ci possono essere situazioni in cui non c’è tempo per piazzare le “trappole” ma bisogna agire subito e altre 3 situazioni dove il mercato è saturo o la domanda anestetizzata, in cui alcune pratiche, seppur ottime in teoria, non funzionano come dovrebbero e anzi aggravano il conto economico di spese non recuperabili. Si aggiunga a questo quadro l’alea, ovvero la componente fortuna/sfortuna che può spiazzare anche il miglior negoziante del mondo. Tenete conto che queste prime pagine sono state scritte in un giorno di allerta meteo in tutta Italia, dove è stato impossibile aprire i negozi, a causa delle raffiche di vento e le strade allagate; si festeggia se non si hanno avuto danni. Incassi zero per i fortunati, danni, anche seri, per alcuni. Spesso si trova nella letteratura accademica la definizione che il mondo che ci circonda non è perfetto e quindi ciò che funziona nei modelli economici è solo una approssimazione di ciò che accadrà nella realtà. Così, la gestione di un negozio è soggetta ad una miriade di variabili, alla fortuna e alla sfortuna, e a volte ci vorrebbe la “palla di cristallo” per indovinare il futuro e prendere le decisioni giuste. Ma agire e cercare di migliorare i vari aspetti della gestione può essere l’unica arma in mano all’imprenditore per resistere agli infortuni di percorso, alla grande dinamicità del mercato e agli umori della clientela. Possiamo affermare, allora, che migliorando i vari aspetti del nostro punto vendita, andiamo a migliorare le nostre performance intese sia come fatturato che utile netto. Tutto questo si può tradurre in una lunga vita del negozio capace di resistere ai periodi di crisi e portare a casa grandi risultati nel medio periodo. Questo manuale, senza pretese di essere esaustivo in tutte le tematiche, vuole stimolare una riflessione sui punti ritenuti fondamentali della gestione, in modo da dare al negoziante gli strumenti necessari per migliorare il proprio lavoro e il proprio profitto."
Indice: 1.1 Il negozio a servizio del cliente. (pg.6) 1.2 Il ciclo di vita dei prodotti. (pg.10) 1.3 Riepilogo. (pg.12) 2.1 I vari comportamenti d’acquisto. (pg.13) 2.2 Asimmetria informativa e costi cognitivi. (pg.17) 2.3 La formula della fiducia. (pg.19) 2.4 La guerra dei prezzi. (pg.21) 3.1 L’identità del negozio. (pg.25) 3.2 L’identità visiva: il marchio. (pg.26) 3.3 L’identità visiva: il visual. (pg.29) 3.4 L’identità olfattiva e l’identità musicale. (pg.34) 3.5 L’importanza delle luci. (pg.36) 3.6 Elementi di Visual Merchandising. (pg.37) 3.7 Il potere dell’esposizione. (pg.43) 4.1 La catena del valore. (pg.44) 4.2 Il negozio al centro della rete. (pg.46) 4.3 La mission del negozio. (pg.48) 4.4 La sindrome da Burn-out. (pg.49) 4.5 Assortire il magazzino secondo il calcolo delle probabilità. (pg.50) 5.1 Le strategie di prezzo. (pg.54) 5.2 La negoziazione. (pg.56) 5.3 Il meccanismo della reciprocità. (pg.60) 5.4 Teoria contro realtà. (pg.62) 5.5 La gestione dei saldi.(pg.63) 6.1 KPI e riclassificazione di bilancio. (pg.66) 6.2 Il triangolo di Du Pont. (pg.69) 6.3 Indice di rotazione del magazzino. (pg.71) 6.4 Il Break Even Point. (pg.72) 6.5 La leva operativa.(pg.74) 6.6 Durata media dei debiti commerciali. (pg.77) 6.7 Acid test. (pg.78) 7. Tutto si riduce ad un problema di massimizzazione vincolata. (pg.81)
Bibliografia:
Alessandro Vinaccia - La Finanza Islamica: analisi di un modello contrapposto - (2011)
Una doverosa premessa
In questo momento parlare di soldi non è che sia proprio una cosa tanto intonata alla situazione generale, ma nondimeno è necessario, viste le giuste preoccupazioni di imprenditori e lavoratori, che si aggiungono a quelle di tutti noi per l’epidemia da coronavirus.
Partiamo dicendo che, nel momento in cui scrivo, il decreto con le misure a sostegno dell’economia c’è ma non si vede è stato ormai pubblicato da tempo in Gazzetta Ufficiale e possiamo avere un'idea chiara di quello che contiene, cosa peraltro non agevolissima. Siamo infatti tutti in attesa che il provvedimento annunciato ieri venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed assuma, da quel momento, forza di legge. Accadrà nelle prossime ore.
Alla pubblicazione del decreto sono poi finalmente seguite le circolari applicative emesse dall'INPS e l’aggiornamento del software INPS per la presentazione delle varie domande. Questo accadrà, ottimisticamente, nel giro di pochi giorni.
Dalla premessa ne discende che, al momento, parliamo di misure il cui funzionamento pratico non è ancora ben delineato il funzionamento dei vari strumenti è piuttosto ben delineato. Corriamo quindi ancora il rischio di dire qualche minchiata ma a questo punto sarebbe solo colpa nostra. Comunque, mano a mano che avremo notizie più precise, continueremo ad aggiornare questo articolo dandone riscontro a voi affezionati lettori dell'AltroParlante.
Una altrettanto doverosa raccomandazione
Continua a non essere assolutamente necessario che corriate presso i professionisti che vi seguono per presentare istanze e domande, perché:
1) Non c’è domanda che si possa fare al momento; Tutte le domande si fanno online;
2) Dovete stare a casa. Ammassarvi dentro o fuori uno studio professionale è solo un’ottima occasione di contagio. E visto che prima il contagio lo fermiamo, prima possiamo forse immaginare di far partire la stagione turistica è meglio che non uscite. Peraltro mail, whatsapp e tutto il resto vi consentono di mettervi in contatto coi vostri consulenti senza cacciare il naso fuori dalla porta.
Chi un lavoro ce l’ha
Cominciamo da quelli che attualmente sono inquadrati come dipendenti di un’azienda.
Vista la chiusura temporanea di quasi tutte le attività è molto probabile che in questi giorni stiate vivendo un periodo di ferie forzate. La notizia ormai nota è che non perderete né il lavoro né lo stipendio.
Il decreto 18/2020 vieta innanzitutto i licenziamenti per motivi economici effettuati a partire dalla data di pubblicazione e quindi dal 17 marzo. Perciò non c’è pericolo che perdiate il posto.
Inoltre il decreto prevede, per tutte le imprese, ma solo in riferimento ai lavoratori assunti prima del 23 febbraio, l’utilizzo di due strumenti a tutela degli stipendi: il Fondo di Integrazione Salariale e la Cassa Integrazione in deroga. I due strumenti funzionano in maniera simile ed il fatto che ne venga usato uno piuttosto che l’altro dipende dalle dimensioni dell’azienda.
In breve questo significa per i lavoratori ricevere l’80% della paga normale con un massimale di circa 1.190,00 euro lordi. Il pagamento avverrà, per le imprese con più di cinque dipendenti, a discrezione dell’azienda, direttamente da parte del datore di lavoro (come una normale busta paga) oppure da parte dell’INPS a mezzo bonifico (come succede per la disoccupazione). Per le aziende con meno di cinque dipendenti il pagamento potrà avvenire solo da parte dell'INPS, bisognerà quindi portare un po' di pazienza perché è probabile che l'INPS non sarà rapidissima. Anche se il governo rassicura che i pagamenti verranno effettuati con la massima celerità, addirittura a partire già dal 15 aprile. In tutti i casi l’azienda non pagherà contributi per il periodo in esame, ma al lavoratore verrà riconosciuta la contribuzione figurativa valida a tutti gli effetti ai fini pensionistici. Insieme al sussidio verrà pagato pure il bonus Renzi. Gli Assegni Familiari saranno invece pagati ai soli dipendenti delle aziende con più di cinque dipendenti. La durata del trattamento è attualmente prevista in un massimo di 9 settimane decorrenti dal 23 febbraio e spendibili fino al 31 agosto secondo le necessità del datore di lavoro. Vista la situazione immaginiamo che tutte le aziende cercheranno di attivare ora, e non a luglio o agosto, il provvedimento.
Chi il lavoro invece non ce l’ha
Una cosa è certa: non c’è nessun prolungamento della disoccupazione.
Chi è attualmente disoccupato ed ha concluso la fruizione della NASPI potrà godere, a certe condizioni, di un sussidio di 600 euro per il solo mese di marzo. Riteniamo che, qualora l’emergenza continuasse, sarà adottato un nuovo decreto riguardante un nuovo sussidio per il mese di aprile. Le condizioni per accedere sono:
1) Aver perso il lavoro dopo il 1^ gennaio 2019. Questo serve ad evitare che goda del beneficio pure chi non ha mai lavorato o non ha lavorato recentemente;
2) Essere un dipendente stagionale. E qui si apre un mondo.
Le domande potranno essere presentate da mercoledì 1° aprile sul sito dell'INPS nella sezione dedicata alle prestazioni a sostegno del reddito (come già accade per l'indennità di disoccupazione). Due cose importanti:
1) Per chi non ha il PIN l'INPS ha introdotto un sistema semplificato che consente di richiedere questa sola prestazione in maniera immediata. Quindi chi ne fosse sfornito potrà chiedere il PIN online ricevendone la prima metà via SMS, questa metà sarà già sufficiente ad effettuare il login e chiedere i 600 euro. Per qualsiasi altra prestazione occorrerà invece ttendere l'arrivo della seconda metà del PIN via posta.
2) Non sarà necessario allegare alla domanda il modello SR163 (per intenderci quello contenente l'IBAN che si porta a vidimare in banca).
Cosa significa essere dipendenti stagionali
Dicevamo che occorre essere dipendenti stagionali. Noi a Capri viviamo nella percezione, per certi versi giusta, di essere tutti dipendenti stagionali. Purtroppo per legge antica e consolidata non è così. La qualifica di lavoratore stagionale discende da due possibili fonti:
1) Il DPR 1525 del 1963, che elenca tutta una serie di attività stagionali spesso ormai desuete. In questo elenco troviamo però le aziende turistiche che osservano periodi di chiusura di almeno settanta giorni consecutivi nell'anno (ad esempio i nostri alberghi);
2) I Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, qualora prevedano espressamente la stagionalità. Un esempio per tutti il contratto dei Pubblici Esercizi (bar, ristoranti, stabilimenti etc.). Tanti altri CCNL la stagionalità invece non la prevedono.
Tutti i lavoratori che non rientrano in queste tipologie, per quanto occupati in cicli stagionali, sono normali dipendenti a tempo determinato.
Da quanto si può comprendere al momento è solo a quanti lavoravano presso aziende con le caratteristiche della stagionalità (a prescindere dalla qualifica o dal livello di inquadramento), che verrà riconosciuto il sussidio. I grandi esclusi sono, almeno per ora, i dipendenti delle attività di commercio in senso stretto (i commessi e le commesse insomma).
Come farà l’INPS a verificare a chi spetta il contributo e a chi no lo vedremo nei prossimi giorni (ci sono diverse possibilità e tutte piuttosto tecniche).
I lavoratori autonomi
Anche per artigiani, commercianti e professionisti iscritti alla gestione separata INPS è previsto il sussidio da 600 euro. Anche per loro valgono le indicazioni relative al PIN ed al modello SR163. Per i soli artigiani e commercianti è previsto un credito di imposta che copra il 60% dell’affitto pagato a marzo. Funzionerà così: voi pagate l’affitto di marzo e il fisco vi scalerà dalle imposte future il 60% del canone di locazione pagato. Il locale che tenete in affitto deve necessariamente appartenere, per godere del beneficio, alla categoria catastale C/1. Sembra che nel prossimo decreto, previsto per aprile, il governo abbia intenzione di ampliare questo beneficio.
A tal riguardo appare utile fare cenno ad una voce che si sta diffondendo in questi ultimi giorni e che riguarda la sospensione del pagamento dei canoni di locazione. A parere di chi scrive si tratta di un'interpretazione assolutamente faziosa delle norme e, soprattutto, non assistita da validi presupposti giuridici. Non è da sottovalutare poi come una sospensione unilaterale del pagamento dei canoni di locazione commerciali sia evidentemente foriera di un deterioramento dei rapporti tra le parti contrattuali e di contenziosi dall'esito probabilmente nefasto. A ciò si aggiunga pure che chi non paga il canone di locazione non può poi accedere al credito d'imposta di cui sopra. Tralasciamo invece qualsiasi considerazione circa l'opportunità che un'associazione imprenditoriale nazionale faccia circolare, attraverso le sue emanazioni locali, una bozza di lettera relativa alla suddetta sospensione dei canoni.
I professionisti
E' notizia di queste ore (dopo la pubblicazione del relativo decreto ministeriale) che anche i professionisti iscritti alle casse di previdenza private (avvocati, commercialisti, architetti, farmacisti e chi più ne ha più ne metta)possono accedere all'indennità da 600 euro che deve però essere richiesta non all'INPS ma alla propria cassa di appartenenza. Per poter accedere al beneficio occorre aver avuto, nell'anno 2018, un reddito inferiore ai 35.000,00 euro o, in caso di reddito 2018 tra i 35.000,00 ed i 50.000,00 euro, aver subito nella prima parte di questo 2020 una riduzione del reddito, rispetto al primo trimestre 2019 di almeno il 33%
Per chi ha un mutuo o un prestito da pagare
È riconosciuta la possibilità, per i lavoratori autonomi e liberi professionisti, di chiedere la sospensione delle rate dei mutui sulla prima casa, dietro presentazione di apposita autocertificazione attestante la perdita, nel trimestre successivo al 21 febbraio 2020, di oltre il 33% del proprio fatturato rispetto all’ultimo trimestre 2019. (da valutare attentamente con il proprio commercialista e con il proprio istituto di credito in base ai regolamenti da esso applicati). La misura è limitata ai mutui di importo massimo di euro 250.000,00, ma sembra che la conversione parlamentare del Decreto dovrebbe innalzare tale soglia a 400.000,00 euro.
Sospensione rimborso prestiti Pmi: Il pagamento delle rate dei prestiti accordati da banche o altri intermediari finanziari alle Pmi e alle microimprese è sospeso fino al 30 settembre 2020. La data di restituzione dei prestiti non rateali con scadenza anteriore al 30 settembre 2020 dovrà essere rinviata fino a quest’ultima data. Le linee di credito accordate “sino a revoca” e i finanziamenti accordati a fronte di anticipi su crediti non possono essere revocati fino al 30 settembre. È in ogni caso richiesta la presentazione di un’autocertificazione con la quale la Pmi attesta di aver subito una riduzione parziale o totale dell’attività quale conseguenza diretta della diffusione dell’epidemia da COVID-19(Anche questa è da valutare con il proprio istituto di credito in base ai regolamenti da esso applicati)
I comuni
Per tutte le categorie di cui sopra ci saranno probabilmente misure di sostegno introdotte a livello comunale. Da Capri già si è annunciata la sospensione dei tributi comunali (resta da vedere per quanto tempo), mentre è auspicabile ed io ne ho piena fiducia che anche ad Anacapri si compia, in tempi rapidi, la stessa scelta. Il Comune di Capri ha per ora sospeso la riscossione di tutti i tributi comunali riservandosi poi l'emanazione di un nuovo calendario fiscale. Anche il Comune di Anacapri ha sospeso la riscossione dei tributi approvando un nuovo calendario fiscale interamente centrato sul secondo semestre dell'anno. Entrambi i Comuni, compatibilmente con la propria situazione finanziaria e con gli aiuti che arriveranno da Roma, annunciano future misure a sostegno soprattutto dei ceti più deboli e del comparto turistico. Intanto nell'ultima conferenza stampa il premier Conte ha annunciato il trasferimento, in tempi rapidi, ai comuni di fondi per venire incontro alle esigenze primarie dei cittadini più indigenti.
Il caro-vita sull'isola di Capri sembra fuori controllo, le bollette sono molto care, viveri e merci costano più della vicina terraferma e i fitti sono alle stelle per effetto della macchina turistica che da' ricchezza a chi ha capitali e proprietà e toglie a chi cerca una casa in affitto e ha uno stipendio normale.
Chi non guadagna abbastanza e/o non ha una casa di proprietà valuta seriamente se rimanere o lasciare l'isola, a malincuore. "E' il mercato, bellezza", l' infinita ragnatela di liberi scambi tra persone, che spesso nemmeno vengono controllati nella loro liceità, può essere molto crudele.
Ma davvero a Capri staremmo meglio se i fitti fossero più bassi? La chiusura recente di una panetteria ha fatto sbottare molti: quando le spese fisse sono così alte da far chiudere chi vende un bene primario, che futuro ha questa comunità?
Eppure il carovita e i fitti alle stelle in questi anni hanno rappresentato una poderosa barriera all'entrata contro un fenomeno molto diffuso: l'invasione delle attività cinesi, che non hanno trovato conveniente fin ora aprire a Capri, quando, invece, hanno sfondato nella vicinissima Sorrento. Sia chiaro non abbiamo nulla contro i cinesi, ma qualche problemino lo creano quando colonizzano l'economia di un posto, non rispettano le norme vigenti, creano un economia sommersa, immettono nel mercato prodotti scadenti/tossici, livellano in basso, al livello rasoterra, prezzi e qualità, e alla fine riportano i capitali in Cina.
E allora la domanda che ci dovremmo fare è la seguente, a Capri staremmo meglio con i negozi cinesi (con i dipendenti Srilankesi) come è accaduto a Roma , a Venezia, a Firenze e in tutte le città d'arte italiane?
Recentemente ci sono state anche grosse difficoltà a reperire alloggi per i lavoratori che vengono da fuori, e per questa ragione i residenti hanno goduto di un piccolo vantaggio nel mercato del lavoro. Il problema allora non sono i costi alti, perché, nonostante le grosse difficoltà per le famiglie, l'equilibrio attuale non è tanto male.
Non è che l'economia dell'isola non sia stata affatto colonizzata in questi anni, i grossi capitali che sono entrati hanno ridotto l'isola a quel lunapark aperto solo sei mesi l'anno, che purtroppo conosciamo bene, ma il livello dei servizi offerti sull'isola è molto alto e questo consente stipendi decenti.
Ci siamo domandati allora cosa potrebbero fare le amministrazioni dell'isola per difendere la comunità e consentire agli isolani di riappropriarsi di parte di questa ricca economia, senza alterare l'equilibrio creato. Abbiamo pensato che, forse, potrebbe essere utile un fondo di garanzia comunale per i residenti di lunga data per accedere a mutui e fidi bancari. Consentire di accedere al credito a chi altrimenti avrebbe difficoltà, permetterebbe di aprire nuove attività di Capresi o aiutare le famiglie capresi a comprare una casa di proprietà (e allo stesso tempo di commerciare immobili altrimenti chiusi ed invendibili) sottraendo queste possibilità alle speculazioni di chi viene da fuori e ha il solo interesse di spremere il più possibile questo scoglio. Voi che ne pensate?