L'aria tiepida e profumata di una primavera già matura, la collocazione strategica tra le festività pasquali ed il primo maggio, i primi bagni e le scampagnate. Come si fa a non amare il 25 aprile?
Soprattutto da studenti la festa della Liberazione é colonna portante di quel magnifico percorso che partendo con la Pasqua e passando per il periodo delle gite scolastiche e per il primo maggio, porta, in bilico tra nullafacenza e studio spesso disperato, al tripudio del dieci giugno e dintorni.


Quindi, dicevo, il 25 aprile mi piace da sempre ma, allo stesso modo, ho sempre trovato difficile dargli un senso diverso da quello appena descritto. La retorica della Liberazione e dell'antifascismo mi sembrava vecchia già dieci anni fa, quando pure resisteva un malconcio dibattito ideologico, alimentato dalla presenza al governo di Berlusconi in Italia e Bush Jr. in America. Figurarsi oggi, che fascismo ed antifascismo sono due categorie giustamente del tutto inutilizzate.


Ora io non dico che sia stato sempre così, immagino quale valore potesse avere la ricorrenza per chi la Resistenza l'ha fatta per davvero e per chi, qualche anno dopo, viveva un acceso scontro ideologico. Però è questo l'esito troppo prevedibile dei grandi anniversari, li si festeggia per così tanto tempo da dimenticare perché si festeggiano. Neppure voglio arrivare a quella banalissima morale per cui ci dovremmo ricordare delle lotte per la libertà durante tutto l'anno e non solo in una data prestabilita. Natale, la festa della donna, la festa della mamma dovrebbero essere tutti i giorni. Manc i can.


Eppure, con un po' di fantasia, qualche spunto di liberazione lo troveremmo senza dover tirare fuori bandiere rosse troppo sbiadite. Posto che ogni epoca ha i suoi tiranni, questi talvolta hanno il mascellone ed esibiscono pose buffe dai balconi ed altre sono travestiti da liberatori. In entrambi i casi i tiranni trovano sudditi ben felici di seguirli e così la lotta di liberazione è inevitabilmente lotta contro il peso del pensiero dominante. In tempi di abbondanza di cose futili poi, potremmo pure valutare l'opportunità di liberarci di qualcosa più che di liberarci da qualcuno.

 
Potremmo ripensare il nostro rapporto con la tecnologia e scoprire che essere permanentemente connessi crea una matassa di contatti, trasferimenti ed interazioni che hanno nell'idiozia il loro fuoco. Il mito dell'eterna raggiungibilità ci assedia e, parere personale, accettarlo senza condizioni non ci fa affatto bene.


Potremmo pensare al nostro rapporto con la natura e scoprire che, a prescindere da campagne referendarie cavalcate per ragioni più o meno nobili e/o valide, la tutela dell'ambiente, che è la nostra unica possibilità di salvezza, spetta prima di tutto a noi. Anche per quello però mi sa che a qualcosa dovremmo rinunciare, non possiamo inveire contro quattro piattaforme che estraggono modeste quantità di petrolio e gas e continuare, solo a titolo di esempio, con il consumo indiscriminato del suolo. Il fiorire, vecchia questione, di opere pubbliche e private imponenti ed invasive migliora solo parzialmente le nostre vite; è di tutta evidenza che lo stesso livello di benessere potrebbe essere raggiunto in maniera più economica, sostenibile e razionale.


Potremmo, anzi questo dovremmo proprio farlo, considerare con più lucidità i nostri spazi di libertà e quanto questi spazi dipendano dall'altrui benessere. Il trauma del nazifascismo fu necessario nel concepimento di quel sogno che è l'Europa unita; liberarci di un po' di preconcetti e rinunciare a un po' di sovranità, che siamo italiani, tedeschi o polacchi, sono condizioni necessarie per cambiare un sistema che funziona in maniera pessima, ma che è pur sempre ciò che rimane della più straordinaria intuizione avuta in Europa in epoca contemporanea.


Beh insomma, come dicevo non è più tempo di guerriglia in montagna ma una cosa non è cambiata dal 1945 ad oggi: la condizione perchè si realizzi la liberazione collettiva di una comunità è che molti provvedano alla loro liberazione individuale da schemi, convenzioni e abitudini soffocanti.

Oggi però possiamo pure riposarci e fare quello che più ci soddisfa, sarebbe un delitto non farlo e comunque in un giorno non potremmo cambiare molto, nonostante il profluvio di discorsi solenni e commemorazioni commosse. Sarebbe forse più saggio cominciare a liberarci da domani.

 

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