Il 15 Dicembre Capri ha ospitato,nell'ambito della rassegna CapriWave, il docente Antonio De Falco, apprezzato in tutto il mondo per i corsi di agricoltura rigenerativa e napoletano di origini.

Pare che nessuno sia mai stato  profeta in patria, purtroppo.

A vederlo di persona il Dott. De Falco, si capisce subito di avere a che fare con una persona straordinaria, e straordinari sono i suoi insegnamenti.

Si deve fare un grande plauso agli organizzatori della rassegna ed all'amministrazione di Capri, nelle persone di Umberto Natalizio e Ludovica Di Meglio, per aver portato a Capri, seppure per una breve parentesi, un uomo che possiamo definire senza esagerare un Custode della Terra.

Sí perché per chi non lo conoscesse Antonio De Falco progetta orti che rigenerano la terra, continuando magnificamente il lavoro della spagnola Emilia Hazelip, insegnando pratiche per recuperare terreni aridi e desolati e creando sistemi che si auto rigenerano.

Antonio De Falco é un contadino che tocca la terra, al massimo, una volta soltanto, o non la tocca affatto, ma progetta la gestione dell'acqua e della biodiversitá per la creazione di un sistema equilibrato che si autofertilizzi, che attiri gli insetti utili (gli impollinatori) e che tenga a bada gli insetti che possono creare, invece, danni. Il suo intervento a Capri si potrebbe etichettare come un'introduzione alla permacultura, oppure all'agricoltura sinergica, o alla agricoltura naturale. Sono tecniche che condividono i valori di base ma che presentano delle differenze nella pratica. Sentir parlare De Falco e osservare i suoi lavori si capisce come egli non sia, in veritá, etichettabile ma che mischia i saperi pratici con l'unico scopo di supportare il miracolo della natura.

Si è parlato di piante che creano il suolo e la sua fertilitá, ma inevitabilmente si é parlato anche di noi, dell'uomo e del suo legame con la natura e di come tutti gli esseri viventi siano interconnessi. Si é parlato dell'essere vivente più grande della terra che non é un elefante o una megattera, ma di un utilissimo fungo che si estende e si ramifica nel sottosuolo per chilometri e chilometri coprendo un'area grande quanto il continente europeo, capace di trasportare per distanze impensabili nutrimenti e acqua per le piante che gli regalano glucosio. Poi di piante, funghi e batteri che lavorano in simbiosi, sfruttando e promuovendo i processi chimici nel sottosuolo che il loro ciclo di vita, e quello degli organismi viventi amici, creano.

L'incredibile intelligenza che muove le forme di vita più semplici si contrappone alla grande ignoranza dell'uomo che senza avere minima conoscenza della vita del sottosuolo nel passato ha sviluppato pratiche contadine totalmente sbagliate ed oggi con le conoscenze moderne si ostina spesso a curare i sintomi della desertificazione del suolo con la chimica creando ulteriori squilibri, senza affrontare il problema all'origine.

Quando si "gira" la terra si uccidono (vengono bruciati dai gas atmosferici) i microrganismi che popolano il suolo e che sono indispensabili per i cicli di fertilitá, é come se si prendessero i pesci e si mettessero al sole in superficie. Fate vobis.

Quando si strappa una pianta con tutte le radici si priva la terra del nutrimento di questa, e inoltre si rovinano le gallerie sotterrane che potrebbero essere sfruttate da un seme in germinazione che invece deve lottare per scavarne di nuove.

Quando si introducono le macchine agricole, il loro peso compatta la terra distruggendo le bolle di aria dove i batteri si nutrono del glucosio ceduto dalle piante consumando ossigeno e così facendo per ossidazione liberano i nutrienti intrappolati nei cristalli di ferro presenti nel terreno.

Quando si interra letame o materiale organico con la tecnica del sovescio si crea uno squilibrio di azoto e di "indigestione" del suolo a causa dei gas che si sprigionano e che creano putrescenze.

Quando si lascia nuda la terra, per un concetto discutibile estetico di ordine e pulizia, la si lascia in preda alle gelate invernali, all'evaporazione estiva e all'azione del vento. La terra nuda in natura non esiste ed é una follia umana che crea inutili squilibri, come parzialmente infondata è la credenza che le piante competano tra loro per luce e acqua e nutrienti e che quindi hanno bisogno di spazio. Le piante tra loro possono collaborare, anzi in superificie hanno molti benefici se hanno un altra pianta che le faccia ombra, da frangivento o che tenga lontani gli insetti (come le liliacee, i nasturzi, le calendule o i tageti). L'importante accade nel sottosuolo a livello radicale é la competizione esiste solo tra piante che hanno la stessa profonditá di radici, perché si ostacolerebbero nella crescita.

Piante di specie diverse, soprattutto con diverse profonditá radicali e diverse necessitá di nutrienti creano preziosissime sinergie. Queste intuizioni di Fukuoka, biologo e contadino giapponese, fondatore dell'agricoltura naturale, valsero l'equivalente asiatico del premio Nobel a fine anni Ottanta e oggi fortunatamente sembra stanno prendendo piede sempre piú tra gli agricoltori Europei. Fukuoka purtroppo oggi non é piú su questa Terra, il suo ultimo lavoro parla di come rigenerare i deserti. Antonio De Falco, napoletano, lo fa da piu' dal '93, rimanendo fedele a questi insegnamenti, quando in passato spesso erano visti come eresie, recuperando situazioni disperate.

E' stato veramente un dono averlo a Capri e la sala Pollio era piena. Personalmente non credevo che a Capri ci fossero tante persone interessate all'argomento, non é un caso allora se l'hanno chiamata rivoluzione silenziosa, perché sono pratiche che migliorano davvero il mondo ma che non hanno bisogno di clamore, ma sola buona volontá di adottare queste buone pratiche (che per inciso fanno risparmiare anche un sacco di soldi nella gestione dei campi e garantiscono cibi sani).

Davvero un bel segnale per gli orti Capresi, per la Terra.

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