Le ultime due settimane sono passate nel segno del lusso con gli eventi di Bulgari e Ferrari che tanta opulenza hanno mostrato e tante polemiche hanno suscitato. Oltre gli evidenti riscontri economici e di immagine delle due kermesse, mi pare pure eccessivamente snob farne una questione di stile ed inveire contro il fatto che si mangi in piazzetta o magari si ostentino diamanti grossi come noci.

Certo il cafonal a Capri non è mai mancato, a volte è diventato tendenza altre volte è rimasto pacchianeria, ma i due eventi in questione non mi sembrano rientrare precisamente in quel filone. Mi sembra piuttosto che entrambi siano stati una sontuosa celebrazione della bellezza, certo non quella bellezza cui siamo abituati noi senza Ferrari e senza diamanti, ma pur sempre bellezza, spesso inaccessibile.

Tuttavia è di un’altra, più eterea, ma anche più vicina, bellezza che oggi vi voglio parlare. Una bellezza di cui pure noi possiamo godere senza sforzi, senza costi, semplicemente porgendo l’orecchio. Parlo dell’organo a canne della chiesa di Santa Sofia ad Anacapri, che, fino a pochi mesi fa, ha magnificamente assolto al compito di scolpire solennemente nelle anime di un’intera comunità i momenti di gioia, commozione, tristezza. E non mi riferisco solo alle celebrazioni liturgiche che lo strumento ha accompagnato sin dalla sua costruzione nel 1935, penso pure alle sensazioni che il suono prodotto dall'organo è in grado di suscitare in chiunque, avvezzo o no alle cose sacre, si metta semplicemente in ascolto.

E del resto quante volte capita che un suono, magari inaspettato o lontano, ci riporti in altri luoghi e in altri tempi, fuori o dentro di noi. Anche questa funzione catartica l’organo di Santa Sofia ha esercitato nella sua ottuagenaria esistenza.

Per non parlare poi dell’intensa attività concertistica che ha segnato una fase della sua vita e che speriamo possa impreziosirne anche i prossimi anni.

Ma si sa, la vecchiaia è una brutta bestia. Questa banalità è ancor più vera per gli organi: strumenti vivi formati da una miriade di componenti, talvolta tanto delicati quanto curiosi. E così abbiamo non solo una foresta di centinaia e centinaia di canne, visibili e nascoste, di qualsiasi dimensione e di diversi materiali, ma anche naturalmente la consolle, le tastiere, le pedaliere e poi somieri, mantici ed altri apparati dai nomi spesso bizzarri.

Il fatto che la vecchiaia sia una brutta bestia poi lascia pure intendere quale possa essere l’esito finale della vita di un organo: un organo, se non curato ed adeguatamente manutenuto, irreparabilmente si spegne, muore.

Questa sorte è già toccata, anche qui a Capri, ad altri organi, di cui restano le sole facciate ma le cui anime sono, in realtà, banali ed impersonali elettrofoni.

Da un po’ di tempo quindi si è attivata una raccolta fondi per il restauro e potremmo dire il salvataggio dell’organo di Santa Sofia. La generosità di tanti ha permesso che si potessero avviare, pochi giorni or sono, i lavori.

Ma quanto finora raccolto non basta: per ridare piena voce all'organo serve qualche altro piccolo sforzo. Per questo motivo vi segnalo che, volendo, potete fare anche voi la vostra parte con un bonifico bancario indirizzato al conto corrente intestato alla Parrocchia di Santa Sofia ed identificato dall’IBAN

IT50M0306909606100000075674

Non vi si chiede di strafare (oh poi se vi fa piacere esagerate pure, ci mancherebbe), ma ogni piccolo gesto avvicina il raggiungimento del nobile scopo.

Quando si chiedono soldi però bisogna pure garantire che questi verranno spesi bene ed allora è giusto dire che la supervisione tecnica dei lavori è affidata al Maestro Stefano Giordano, profondo conoscitore dello strumento specifico ed indiscusso esperto del settore. La gestione dei fondi è invece operata, oltre che dal parroco Don Carmine Del Gaudio, dagli attentissimi componenti del Comitato affari economici, i Mario Monti dei conti della chiesa insomma.

Quindi, ritornando al punto di partenza: che la bellezza salverà il mondo lo diceva Dostoevskij e pare ormai universalmente riconosciuto. Che certi oggetti di lusso oltre ad essere belli ingrossino pure le tasche a noi Capresi lo sappiamo bene.

Una quota piccolissima dei nostri guadagni potremmo e dovremmo perciò serenamente destinarla alla salvaguardia ed all'accrescimento del nostro capitale di bellezza, alle cose che ci procurano intimi momenti di gioia. La musica che si spande dall'organo di Santa Sofia è una di quelle, vediamo di dare una mano allora.

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