In questi giorni si sta levando, con più rumore del solito, il lamento circa la rivalità e le incomprensioni tra Capri e Anacapri. Questa volta il nocciolo della questione è la controversa e spinosa questione del traffico, con relativa ordinanza del sindaco di Capri, De Martino. Anacapri insorge. Con un particolare curioso e storicamente originale: il sindaco di Anacapri è caprese (e, per di più, cugino di De Martino). L' occasione per parlare un po' della questione mi viene offerta dall'assessore Massimo Coppola, che, in tono accorato, scrive su FB: " Si fa tanto per tenere unita l' Europa e non si riesce a tenere unita un' isola...Che tristezza!". Gli fa eco immediata la signora Aase Asbo Buoninconti, che sottolinea, non si sa quanto consapevole della suaccennata parentela: "Non si riesce a tenere insieme una famiglia, figurati il mondo." La mestizia di Coppola è pienamente condivisibile, tanto più perché la questione è vecchia di secoli. 

Quando i due paesini contavano poche centinaia di abitanti (in epoca medievale), sussisteva un' insofferenza, da parte degli anacapresi, verso i vicini, accusati di prevaricazioni e prepotenze varie. Non voglio dilungarmi sulla questione, e mi limito a riportarne le tappe principali. Nel 1334 tale insofferenza viene per la prima volta ufficializzata dagli anacapresi con una richiesta di separazione, rivolta al re angioino Roberto il Saggio. Richiesta non accolta. Da quel momento la rivalità si materializza in "petriate" e dispetti, che non sarebbero più cessati. Gli anacapresi lamentavano la prepotenza dei capresi in merito, soprattutto, ai diritti di pesca e alle attività liturgiche, e si estendeva perfino alla necessità di "moglie e buoi dei paesi tuoi": guai se un caprese avesse osato avvicinarsi a una ciammurrella!

Che fare? Non resta che chiudersi dentro. L' occasione viene data da un infelice episodio di peste a Capri, nel 1493. Ed ecco che sul ponte levatoio, all' ingresso di Anacapri, si appone una porta, denominata PORTA DELLA DIFFERENCIA.(Ancora oggi la località Capodimonte viene indicata come "'ncimm 'a port"). Ma il caprese non si fa fermare da una semplice porta, ed ecco che essa viene divelta e fatta precipitare in località Porcello. Tre anni dopo il re Federico d' Aragona rende ufficiale l' autonomia amministrativa dei due paesi (ma Capri era "città"), determinando una netta separazione soprattutto in merito a tasse e diritti di pesca. Un salto secolare ci porta al 1927, allorché viene ristabilita l' annessione a Capri, per la durata di circa un ventennio (ahi, questi ventennii!). Nel 1946, anno bellissimo per il Paese Italia, che diventa Repubblica, anche i partigiani ciammurri ottengono di nuovo, e definitivamente, la cacciata degli stranieri e la sospiratissima autonomia.

Personalmente, sono per un mondo senza frontiere, e mi ha provocato sempre un fastidio urticante questa continua, strisciante, antipatica, ottusa rivalità, che si può constatare ancora nei pregiudizi un po' snob dei capresi più fatui, nelle battutine rivolte a noi tutti che abbiamo frequentato il Liceo Classico, alle frecciatine che isolani di sotto e di sopra si scambiano tuttora nella vita quotidiana.

E allora, visto che questa rivalità appare insanabile, visto che nemmeno tra sindaci cugini si riesce a trovare una via d' intesa, facciamo così:

1) Tutti i capresi che attualmente risiedono ad Anacapri se ne tornino nella città di Capri (famiglie comprese, anche se di sangue misto).

2) Organizziamo una campagna elettorale pretendendo che il sindaco sia un ciammurro autoctono da almeno 5 secoli e assicuriamoci la democrazia con il ripristino dell' opposizione consiliare.

3) Costruiamo un bel porticciolo alla Grotta Azzurra (già invasa dal cemento, ma questa volta sarebbe per una giusta causa di utilità pubblica e non di speculazione privata).

4) Ripristiniamo la PORTA DELLA DIFFERENCIA. E chi s'è visto s' è visto.


P.S. Caro Costantino Federico, il tuo sogno del comune unico ha un sapore di modernità e di ottimismo umanistico, ma s' infrange contro una mentalità che risale al Medio Evo e che da quel momento storico di buio non è mai uscita alla luce. Io ho scherzato, ho ironizzato, ma sono triste perché, avendo studiato un po' di storia, e avendola anche insegnata, realizzo che battaglie, guerre, rivoluzioni, eccidi, fermenti e fenomeni di ogni tipo non sono riusciti ad allargare certi orizzonti, ad insinuare certi valori, a fare uscire certi soggetti da ambiti piccoli piccoli, in cui conta ciò che è immediatamente vicino: il conto in banca, la casa (se abusiva è meglio, si evitano tante gabelle), il benessere strettamente personale. E allora si diventa servi di due padroni, si gioca sporco, si aiutano i facoltosi a discapito dei comuni mortali, si mente, si fanno e si fanno fare artifici, compromessi, tradimenti. Naturalmente il riferimento è indirizzato genericamente alle mentalità, ma credo sia chiaro che comprende anche soggetti ben determinati e responsabili di questo stato di cose.

 

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